--Poco tempo. Ma contorni già così
diversi. Altre mura, altre voci, altre luci. Il brillante non era ancora
tornato a brillare, ma la nebbia spariva e pian piano anche l’opaco prendeva
colore. Certo il mondo non era cambiato, nessuna certezza. Ma lui si, o forse
semplicemente s’illudeva d’esserlo. Certo il temporale non era poi così male. Ora
almeno la frase “c’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo” era bella
e basta. Prima era triste e basta.-- Questi i suoi primi pensieri scendendo
dal letto quella mattina. Prima il sinistro, poi il destro.. si! Era il piede
giusto, tiè all’inciampo!
L’asciugamano del bagno era
sempre al solito posto, chissà cosa pensava a vedere la sua faccia sporca prima
di lui, ogni giorno. “Ciao Ascy, lo so che il tempo fa schifo oggi ma non
preoccuparti, il mio viso è sempre uguale, ti bagnerai giusto un po’ e lo so che forse
ti dispiacerà che non sia pioggia ma domani ti faccio fare il girettino che ti piace, insieme a tutti gli altri! Potrai rotolare e sguazzare nell’acqua
bollente per un’oretta, giocare con la schiuma e infine stiracchiarti un po’!
Domani ci si diverte Ascy, vedrai!”.
Ma l’asciugamano non lo degnò di
uno sguardo, contrito ed impegnato com’era a mantenersi in equilibrio sulla sua
asta di metallo. “Lo sai che in altre parti d’Italia ti chiamano Tovaglia? Si,
come quella su cui s’imbandisce la tavola! Lo sai che se ti lamenti ancora e mi
guardi così potrei cambiarti nome anch’io? Guarda che tu sei un principe
confronto a lei eh! Lei deve guardar le persone mangiare senza mai poter
inghiottire nulla, sai? In più queste persone spesso non hanno particolare cura
della sua pulizia e si lasciano cadere pietanze unte dal piatto, magari abbandonandola
inzaccherata per giorni! Tu non sei così esposto alle tentazioni caro mio! Devi
ritenerti fortunato: non vedi, non pensi e non brami. Più facile di così!”.
A quel punto l’asciugamano stava
inevitabilmente scivolando in avanti, senza rispondere. “Guarda che a rovinarti
ci metto un secondo sai? Se mi stanco di te posso usarti come “Scendidoccia”
eh! E lì rimpiangerai di essere nato asciugamano! Sempre umido e sozzo di
polvere, sempre a contatto coi piedi di tutti. Non vedrai più né sole né luna attraverso
la finestra perché sarai anche riposto in basso, dove nessuno potrà vederti.”.
Il rettangolo di stoffa colorata
era sempre lì, ammutolito e precario. “Ancora non ti basta? E se ti dicessi che quando sarai
vecchio ti userò accartocciato sul pavimento per tappare il vento che entra
dalle porte? Saranno guai per te! Perché sarai sempre esposto al freddo in
inverno e al caldo in estate! Te ne rendi conto?”.
Più infastidito che mai, l’uomo
capii che Ascy non avrebbe risposto quel giorno, chiuso com’era nel suo
silenzio di ago e filo colorato. “Ok, se vuoi metterla così facciamo che,
quando sarai così consunto da divenire antiestetico anche per fermare il vento,
ti taglierò in quattro pezzi e ti userò per sgrassare e spolverare. Il tuo
tessuto diverrà pessimo, corroso da mille detersivi diversi e la candeggina
altererà definitivamente ciò che rimane dei tuoi pezzi di colore!”.
Con un lieve tonfo l’asciugamano
era finalmente a terra. Si, aveva fatto di tutto per cadere: cadendo sarebbe
finito sulla giostra con l’acqua, avrebbe flirtato con bolle di sapone e
sarebbe stato coccolato da odori e morbidezze detergenti. Non era così male
sporcarsi coscientemente! Sapeva che non sarebbe mai finito in quattro pezzi a
raccogliere polvere dalle mensole. O almeno non oggi, nel pieno della sua
utilità. E per oggi tutto ciò che voleva era rivedere il mondo da un oblò, ed
anche oggi era fatta! “Ci si diverte oggi” pensava sporcandosi bene per terra “non
domani, OGGI!!!!”.